E’ stata inaugurata lo scorso 17 aprile a Gualdo Tadino, presso la Chiesa di San Francesco, la mostra Luciano Ventrone. Meraviglia ed estasi, a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi, che sarà visibile fino al 28 ottobre prossimo.
Attraversare le implacabili dune del deserto della Libia, solcare le onde venate d’avorio del mare Adriatico nei pomeriggi d’agosto, immergersi nella natura che dà spettacolo di sé, quando fiori e frutti si incontrano (o si scontrano): sono le opere d’arte protagoniste dell’esposizione“Meraviglia ed Estasi”, che introduce nel mondo straordinario di Luciano Ventrone (Roma, 1942).
Luciano Ventrone è uno dei più grandi artisti italiani viventi, dalle qualità inimitabili, “il pittore senza errori”, riprendendo la celebre definizione data da Giorgio Vasari ad Andrea del Sarto. La sua carriera si snoda lungo oltre cinquant’anni di pittura, attraverso una pratica quotidiana quasi ascetica, scandita da ore e ore di lavoro a cavalletto. Il risultato è una tecnica artistica ossessiva quanto sorprendente, che riesce a superare i limiti della fotografia e della pittura, sconfinando in esiti da illusionista. Che non finiscono mai di sorprendere il suo pubblico, nei musei come nelle gallerie private sparse tra i cinque continenti. Che si tratti di un ritratto, di un paesaggio, di una natura morta, il segreto della sua tecnica piega forme, materia pittorica e luce sulla tela, per restituirci immagini vive, pulsanti, che sembrano uscire dalla tela. Immagini modernissime, che richiamano da un lato i prodigi ottici di Caravaggio, dall’altro gli effetti da realtà virtuale della trilogia cinematografica di Matrix. È questa ricerca di Ventrone che ha destato, nei decenni, l’attenzione, tra gli altri, di Federico Zeri, Sergio Zavoli, Duccio Trombadori, Marco Di Capua, Vittorio Sgarbi, Achille Bonito Oliva, Roberto Tassi, Giorgio Soavi, Edward Lucie-Smith, Angelo Crespi, Beatrice Buscaroli.
L’esposizione che il Comune di Gualdo Tadino e il Polo Museale ospitano nell’imponente Chiesa medioevale di San Francesco, nel cuore del centro storico, ordina una collezione di lavori che appartengono alla stagione espressiva più recente del Maestro romano, tutti inediti, eccezion fatta per il monumentale Mosaico (2011), di 3×3 metri, raffigurante una melagrana spaccata, esposto nel Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia. I “coup de théâtre” del percorso espositivo proseguono in una galleria “delle meraviglie”, con nature morte come Il tempo delle vanità, Bacco, Meridione, solo per citarne alcune. Fiori e frutta sono, infatti, tra i soggetti più indagati da Ventrone, per l’intrinseca bellezza e plasticità delle forme di questa natura in posa, per l’immediato fascino esercitato dai suoi colori, per la reattività delle superfici ai riflessi della luce artificiale, per le allusioni simboliche a essi legati. La mostra presenta al pubblico anche due rari nudi femminili,un momento di riflessione fisico sulla bellezza spirituale del corpo femminile, sulla sua splendida plasticità, e due preziosi paesaggi, Silvi Marina (2013/17) e I racconti del vento (2006), rispettivamente una marina e un deserto (soggetto eseguito dall’artista solo in quattro versioni), vere e proprie istantanee di luce e colore, dove il sole sostituisce la fredda e artificiale luminosità elettrica delle nature morte.